Salvatore Iacopino | Dialetto calabrese di Palizzi
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Dizionario dialetto palizzitanu

Dizionario dialetto palizzitanu

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PRESENTAZIONE.      Breve dizionario di termini palizzesi che stanno cadendo in disuso o che rischiano di svanire dalla memoria di chi, come me, non ha più una frequentazione quotidiana con il dialetto originario. La motivazione di questo lavoro è principalmente sentimentale: recuperare in un breve elenco quei termini dialettali che utilizzavo e sentivo utilizzare a Palizzi negli anni ’70, quando ragazzino andavo firriàndu per i vicoli del Paese.

Il dizionario include un migliaio di lemmi. Sono state deliberatamente escluse tutte le parole dialettali troppo simili all’italiano nonché quelle il cui uso si era già perso in quegli anni.  Visto il desiderio di privilegiare l’evocazione di ricordi e sentimenti personali, alcuni termini possono non figurare nelle modalità consuete del vocabolario, preferendo in qualche caso il plurale al singolare, l’aggettivo al sostantivo, ecc.  La trascrizione fonetica non vuole essere scientifica, ma basata su forme ortografiche simili al parlato. Non è pertanto esente da errori. Lo stesso dicasi per le definizioni, alcune delle quali senz’altro suscettibili di spiegazioni migliori e più pertinenti. Un approfondimento di tipo etimologico sarebbe auspicabile, ma va oltre le mie competenze (ho inserito solo alcune derivazioni, tra le più note). Ringrazio le amiche e gli amici palizzesi, che con i primi suggerimenti “in rete”, mi hanno dato lo stimolo a continuare e completare questo lavoro.

 

Note sulla trascrizione.    Fatta eccezione per i termini bisillabi – sempre che non siano tali per aferesi (nzùddha) o che la presenza in essi di due vocali non ingeneri ambiguità (càlia), ho ritenuto opportuno nel presente elenco accentare tutte le parole.  L’unico segno non convenzionale adottato in questo elenco è <<â>>, per indicare un suono intermedio fra a ed eu, come quello del francese peu (màzzâra, còfâna).   Infine, ho scelto di riportare il segno di elisione davanti alle parole che in lingua iniziano per vocale, soltanto dove la vocale è almeno leggermente pronunciata, mentre ho tralasciato di farlo laddove la pronuncia non si sente per niente.

Salvo Iacopino

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