Salvatore Iacopino | Emigrazione Famiglia Iacopino di Palizzi
Emigrazione, Iacopino, Palizzi, New York, Little Italy, Genealogia,
2314
post-template-default,single,single-post,postid-2314,single-format-standard,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_grid_1300,footer_responsive_adv,transparent_content,qode-theme-ver-13.8,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-7.7.2,vc_responsive

Storia di famiglia, Cap. 12. Emigrare alla “Merica”

Storia di famiglia, Cap. 12. Emigrare alla “Merica”

Siamo dunque arrivati all’alba del Novecento. Il paese di Palizzi contava allora una popolazione di 2.168 persone; la frazione Marina, assieme a quella di Spropoli, 659; mentre la frazione di Pietrapennata era abitata da una popolazione di 600 anime (dati del 1902).

***

LA GRANDE EMIGRAZIONE verso la “Merica”

I primi anni del secolo sono gli anni della grande emigrazione italiana, che, com’è noto, si inserisce nel più vasto movimento emigratorio che interessò  l’Europa tra il 1850 e il 1930 e la cui meta preferita, dal 1892 in poi, furono gli Stati Uniti d’America. Lì arrivarono in quegli anni milioni di emigranti da tutto il mondo. Dal 1876 al 1914 furono ben 14 milioni gli Italiani  che presero la via dell’emigrazione, con meta privilegiata gli U.S.A. Centinaia di migliaia di cognomi cambiati, storpiati, trasformati;  identità smarrite.

 

Tutti e tre i fratelli Iacopino vissero l’esperienza dell’emigrazione oltre Oceano. Riesco quasi ad immaginarli, con passaporto e biglietto in tasca, in mezzo alla confusione di uomini e valigie, attendere, disorientati,  l’arrivo del battello nel porto di Napoli, sottoporsi ai controlli per imbarcarsi e, una volta a bordo, esplorare  gli ambienti, cercare la propria sistemazione, quindi, carichi di speranze e di timori, predisporsi ad affrontare settimane di malori per attraversare la mostruosa vastità del mare e giungere alla “Merica”.

 

 

L’emigrazione dei tre fratelli è nota dalla memoria conservata in famiglia, la quale però non fornisce dati precisi riguardo le date né  riguardo la destinazione.

Di Antonio si dice che proprio con i soldi guadagnati in quegli anni di emigrazione abbia poi comprato a Palizzi il podere di “Umbro”, di proprietà della nostra famiglia fino a qualche anno fa. Antonio avrebbe portato con sé dall’America persino gli attrezzi (la mazza e la punta) con i quali lavorare le pietre per la costruzione delle terrazze (ntive) della nuova vigna.

Per quanto riguarda Vincenzo, pare che proprio il suo timore di non poter più rientrare in Italia sia stato all’origine  della richiesta, fatta pervenire alla moglie, di dare al secondogenito il suo stesso nome, che infatti fu chiamato Vincenzo (ma ne riparleremo).

Il fratello Nicola, infine, emigrò addirittura tre volte in America. In famiglia è conservato il ricordo del racconto di un primo viaggio in nave durato 28 giorni e di un secondo viaggio durato 22 giorni. Sembra, inoltre, che la terza sua permanenza in America sia durata addirittura 7 anni consecutivi.

Gustave Courbet Filatrice addormentata, olio su tela, 1853, Montpellier Musée d’Orsay

Trattandosi fin qui solo del ricordo presente in famiglia, ho provato a fare qualche ricerca. Come è noto, dal 1892 la maggiore frontiera d’ingresso per gli immigranti che sbarcavano alla “Merica” è stata Ellis Island, un isolotto di fronte a Manhattan, nel porto di New York, accanto al quale vi è quell’altro famoso isolotto, Liberty Island, su cui sorge la gigantesca Statua della Libertà.

È facile immaginare lo stupore provato da quei poveri emigranti alla vista di Ellis Island. Ecco cosa scriveva, in una lettera alla famiglia, uno di quei pochissimi emigranti dell’Italia meridionale in grado di farlo, essendo il 76% di essi analfabeti:

 “Finalmente una notte abiamo arrivati quasi alla statua e che si vede una bellezza, le navi chi va chi viene una veduta mai vista (…) palazi che facevani impressione a guardarli, macchini, villi che pareva veramente il paradiso che noi non abiamo ancora visto”

 

 

Le mie ricerche si sono quindi concentrate su quella che è stata la porta d’ingresso per milioni di disperati  che arrivavano alla “Merica”. Da Ellis Island passarono tre milioni di italiani, su dodici milioni che transitarono nell’isola fra il 1892 e il 1956.

 

Cercando negli archivi di Ellis Island ho scoperto che effettivamente Nicola Iacopino, di anni 33, arrivò in America il 13 aprile del 1903, a bordo della nave Equita, proveniente dal porto di Napoli. Solitamente, le ondate migratorie dal paese avvenivano per gruppi di coetanei, tutti nella stessa data, tutti diretti nello stesso posto e trascritti in modo consecutivo nei registri di imbarco e sbarco. E, in effetti, con la stessa nave (Equita), con la quale viaggiò il mio pro-prozio Nicola, arrivarono in America molte altre persone provenienti da “Polizzi”, tra cui Stefano Morello, Antonino Parasporo, Bruno Latella e altri.

Purtroppo però in occasione di questo viaggio, di Nicola non è stato registrato molto, se non l’età, la professione e il fatto che si sia pagato il biglietto da solo.

 


Di maggiori notizie, suffragate anche da documenti e informazioni dettagliate, dispongo invece a proposito del viaggio del 1904, fatto a bordo della la nave Attivita, che quell’anno svolgeva il servizio Genova-Napoli-New York.

Salpata dal porto di Napoli il 5 marzo 1904, la nave Attivita giunse al porto di New York il 28 marzo.  A bordo vi erano i miei pro-prozii Nicola e Vincenzo e molte altre persone di Palizzi, tra cui: Saverio Fiumanò, Antonio Caristo, Antonino Palamara, Saverio Mastratisi, ecc.

Quando le navi attraccavano alle banchine del porto di New York, i passeggeri di prima e seconda classe attendevano nelle loro cabine il controllo del servizio immigrazione, superato il quale erano condotti a terra da solerti ufficiali. I passeggeri di terza classe invece erano portati con apposito traghetto a Ellis Island, per un’ispezione ben più meticolosa. Medici del Servizio Immigrazione controllavano ciascun emigrante, contrassegnando sulla schiena con un gesso, quelli che dovevano essere sottoposti ad un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute. Chi superava questo primo esame, veniva poi accompagnato nella Sala dei Registri, dove era atteso da ispettori che registravano dati anagrafici, stato civile, professione, luogo di provenienza, luogo di destinazione, ecc. Alla fine ricevevano il permesso di sbarcare e venivano accompagnati al molo del traghetto per Manhattan.

240 di Elizabeth st. (N.Y.)

Quel giorno, 28 marzo 1904, con la nave Attivita sbarcarono dunque in America anche i miei pro-prozii. Nella List n°5, del Registro dell’Immigrazione, risulta la registrazione di Jacopino Nicola, di anni 33, proveniente da Palizzi. La destinazione finale dichiarata da Nicola era la città di New York, presso l’abitazione del cognato Callea Angelo, al 240 di Elizabeth st. (N.Y.).    La piccola incongruenza dell’età (nel marzo di quell’anno Nicola aveva 34 e non 33 anni, come riportato) non pone comunque dubbi sulla sua identità, come risulta da tutti gli altri dati presenti nei Registri.

 

In questi registri, venivano anche annotate informazioni come: “Sa leggere e scrivere? Ha il biglietto per la destinazione finale? Da chi è stato pagato il biglietto? Possiede almeno 50 dollari? È mai stato prima negli U.S.A.? Va ad unirsi ad un parente o ad un amico?”

Ecco cosa è stato annotato al rigo n°0019, List 5, per il mio pro pro-zio Nicola

Nome: Jacopino Nicola;
Età: 33;
Stato coniugale: sposato
Istruzione: Analfabeta
Etnia: Italian South
Ultima residenza: Palizzi
Destinazione finale: New York
Disponibilità economica: $38

Persona alla quale si va ad unire: cognato Callea Angelo  –  240 di Elizabeth st. (N.Y.) 

***

Ogni volta che mi imbatto in una pagina di narrativa o scena cinematografica ambientata nella Little Italy di quegli anni (come, ad es., nel film Il Padrino, dove le strade del quartiere fanno da sfondo alle vicende della famiglia di Vito Corleone e ai primi passi della mafia italiana (la Mano Nera), non posso fare a meno di immaginare la vita dei miei parenti e paesani in quel quartiere, in quei vicoli, in quei vecchi palazzi colorati, con le tipiche scale antincendio, che ospitavano solo famiglie di immigrati…

Little Italy (N.Y.) 1901,  in una famosa fotografia d’epoca (by Detroit Photography)

L’indirizzo dove Nicola Iacopino andò ad abitare, ospitato dal cognato Angelo Callea, che vi risiedeva da almeno l’anno prima, era il 240 di Elizabeth Street, cuore di Little Italy, nel Distretto di Manhattan (la stessa strada, tra l’altro, in cui è nato e cresciuto il più famoso cantore di quel quartiere e uno dei più grandi registi americani, Martin Scorsese).

Elizabeth Street è oggi una famosa via dello shopping nel quartiere NOLITA, acronimo che in americano sta per ” “NORTH OF LITTLE ITALY”.  A distanza di circa 120 anni, grazie ad un amico che vive a New York, sono riuscito ad avere delle foto dello stabile e dell’indirizzo esatto (civico 240) dove alloggiava il mio pro-prozio, insieme ad altri compaesani Palizzesi.

 

Con la stessa nave (la Attività) arrivò in America anche l’altro mio pro-prozio, Vincenzo Jacopino, di quasi 28 anni d’età (n. 26.11.1876), non ancora sposato.

Ecco cosa è stato annotato al rigo n°0015, List 20:
Nome: Jacopino Vincenzo
Età: 28
Stato coniugale: Single
Istruzione: Analfabeta
Etnia: Italian South
Ultima residenza: Palizzi
Destinazione finale: New York
Disponibilità economica: $ 34
Precedenti soggiorni negli U.S.A.: nessuno;
Persona alla quale si va ad unire: cugino Profazio Stefano al 75-77 di Thompson st. (N.Y.). 

 

Vincenzo dunque fissò il proprio domicilio presso l’abitazione del cugino Stefano Profazio, in un edificio nel quartiere Soho a Manhattan, costruito appena 4 anni prima. La parentela con i Profazio discendeva da sua nonna, Bruna Profazio, moglie di Tommaso Iacopino.

PER QUANTO RIGUARDA GLI ALTRI IACOPINO…

Insieme ai miei pro-prozii, nel 1904 emigrò negli Stati Uniti, con destinazione New York, anche il loro primo cugino, Vincenzo, figlio di Paolo.

Inoltre, sulla stessa nave vi erano altri due Iacopino provenienti da Pietrapennata: il cugino Pietro, di 35 anni, figlio di Pasquale Iacopino e Annunziata Cristiano, e Domenico Iacopino, di anni 38. Entrambi sbarcarono nel 1904 a New York, ma con destinazione finale Montreal, in Canada.

Due anni dopo, nel 1906, da Palizzi arriverà a New York anche l’altro cugino dei miei pro-prozii: il trentacinquenne Saverio, figlio di Paolo e di Caterina Autelitano.

 

Purtroppo non sono riuscito a trovare i documenti relativi all’emigrazione del mio bisnonno, Antonio, del cui viaggio in America, la memoria di famiglia ne conserva il ricordo e alcuni aneddoti, ma non la data né la destinazione precisa; il che ha reso difficile e senza esito, per adesso, la mia ricerca.

Comunque, a parte Nicola, che in America ci andò addirittura tre volte, l’avventura migratoria dei fratelli Iacopino, come della maggior parte dei giovani compaesani, fu solo una brevissima parentesi in una vita trascorsa quasi esclusivamente a Palizzi.