Salvatore Iacopino | A
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A

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Abbàsciu giù (in giù)
Acciasedano
Acquazzìnarugiada, brina
Addrìttain piedi, all’impiedi.
Affujùnidi corsa, velocemente.
Agghjuaglio
Aguànnuquest’anno
Alìcanome con il quale era chiamato il sito dell’antico convento di  Santa Maria di Alìthia (Santa Maria della Verità), situato nelle campagne di Pietrapennata, di cui ancora oggi sono visibili i resti. Era il terzo monastero basiliano presente nelle terre di Palizzi, insieme a quello di  Santa  Maria di Apìta,   che  si  trovava, presumibilmente, nella campagna dell’attuale Jermanada, e a quello di Sant’Ippolito,  da cui gli altri due dipendevano.
Allintrasàttudi colpo, all’improvviso. L’originaria preposizione articolata  (al) si è ormai legata alla parola (intrasattu).
Allùrmu  La condizione di chi, nel gioco a carte patrùni e sutta non beveva nemmeno un goccio.
AltarìnaArea di campagna prossima al borgo di Palizzi, in posizione nord est. Il toponimo è particolarmente noto in paese poiché in quell’area sorge il cimitero cittadino, la cui realizzazione fu molto lunga e travagliata.

La questione della costruzione di un cimitero a Palizzi si pose per la prima volta nel 1839, dunque con quasi trent’anni di ritardo dall’entrata in vigore delle leggi napoleoniche, che lo imponevano. L’allora Sindaco di Palizzi, Francesco Vittrici, fece redigere da un ingegnere il progetto, che – in base ad un calcolo di 33 morti all’anno e fino ad un massimo di 55, su una popolazione che in quell’anno ascendeva a 1662 anime – prevedeva la necessità di un’area di 26.732 palmi quadrati.  Quanto ai criteri generali nel progetto si scrisse che: <<il Cimitero sarà costruito in un luogo che non disti meno di un quarto di miglio e non oltrepassi al più tre quarti. E che per rispetto ai venti denominati boria stabilirsi in modo che questi non spingano le esalazioni in detto abitato.” (Cfr. Fortunato Plutino, La terra di Palizzi, ed. Rexodes Magna Grecia, Reggio Calabria, 2000, p.488). Tutto ciò rimase però sulla carta, allo stato progettuale, e i morti continuarono ad essere seppelliti alternativamente dentro la chiesa di  Sant’Anna e in quella di S. Sebastiano. Ancora nel 1861 l’Ufficio di Prefettura richiamava ripetutamente il Sindaco di Palizzi all’adempimento dell’obbligo. Si dovette arrivare al 1871 perché il Consiglio Comunale designasse l’area prescelta per la costruzione del cimitero all’estremità superiore del cosiddetto Vallone Grande, Forestola di S. Angelo. La gara di appalto fu indetta nel 1875, ma andò deserta. Finalmente, nel 1883, sotto l’incalzare delle proteste dei cittadini per il fetore emanato dai cadaveri della Chiesa di S. Sebastiano, il Comune provvide, con la spesa di lire 500, a far recintare, parte con muro e parte con sipàla,  l’area designata per la costruzione del Camposanto dell’Altarìna.

Ammùzzu  a casaccio
Ancòddhuaddosso (anche “dancòddhu”)
Anìtiinsieme (domani jamu anìti nto paìsi!)
Àrcita  località di campagna a nord del paese, sulla destra orografica della fiumara.
Armacèramuro a secco, utilizzato per limitare fondi vicini o come argine a un corso d’acqua; più frequentemente, per contenere il terreno nella coltivazione di aree scoscese (dal greco ermakìa), (v. Ntiva).
Àspituserpente velenoso, rappresentato come un animale immaginario, particolarmente cattivo e dall’aspetto pauroso. In senso figurato, il termine indicava una persona particolarmente violenta, dal carattere velenoso (si jiettàu cuntr’a mmia comu a n’aspitu!)
AttìaA te! Modo improprio, ma abituale, di chiamare una persona
AùndiDove