Salvatore Iacopino | Sopra un quadro di Parasilìti
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Sopra un quadro di Parasilìti

Sopra un quadro di Parasilìti

Sprofonda sopra l’acque
nell’Occidente estremo, l’orizzonte,
la luce affoga, lenta,
nel covo tenebroso dell’inverno,
e il cuore si riempie
del vuoto che ha d’intorno.

Tolte le immagini, i profili,
i giochi delle inutili figure,
in aria solo… vago trasognare;
calchi di un corpo affaticato e greve
le orme indefinite nel colore.
Incatenare insieme
l’immane spazio con l’istante breve,
serrare d’ogni forma l’intenzione.

Dissolte ormai le ceneri del senso,
s’affanna ad affiorare il volto, l’espressione.


Si muove tra le righe mentre scrivo,
s’adombra e ricompare,
s’affaccia dentro ai versi e si nasconde,
metafora dormiente.

Nell’infinita impurità del cielo
una velata stella solitaria;
su questo foglio bianco non germoglia
che un desolato seme di memoria.

Avrei dovuto incatenare
lo spazio breve d’ogni istante insieme,
serrare d’ogni fiato l’emozione:
calchi di un corpo assente sulla neve
le orme dei suoi passi nel mio cuore.

Salvo Jacopino  2019