Salvatore Iacopino | D
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Dassatìni  resti, briciole, rimasugli
Ddhumàriaccendere (dal francese allumer)
Ddimuràriritardare, tardare, prendere tempo (E quantu ddimurasti, ‘sta vota? E quanto tempo ci hai messo?)
Ddrìttudiritto, lineare; in senso figurato: uomo astuto, furbo.
Ddubbàrisaziare, abbuffare
Dduìna  un insieme pari a due o a “circa” due
Dèdapezzetti di legno resinoso che servivano per accendere il focolare o per fare da fiaccola
Dijùnudigiuno
Dinòcchjuginocchio
Discurrùta  chiacchierata, attenta e approfondita (a volte sottintendendo per una questione piuttosto seria: veni ca ndi facìmu ‘na discurruta!)
Disìuvoglia, macchia sulla pelle del neonato. Secondo la tradizione sarebbe causato dal desiderio non soddisfatto  di cose alimentari da parte della madre incinta.  Se, cioè, spinta dal desiderio, la donna incinta si fosse toccata in qualche parte del corpo, pensando all’alimento desiderato, quel disìu si sarebbe trasferito sul nascituro, lasciando una macchia simile, per forma o colore, all’alimento desiderato.
Docchjàtu  colui che ha subito il malocchio
Dòmituaddomesticato, arrendevole. Il termine era usato essenzialmente per indicare il mulo o l’asino già addomesticato e pronto per i servizi.
Dubbràrizappare lo stesso terreno per due volte
Dunniàriattardarsi, prendersela comoda, perdere tempo.