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Fàina |
tralcio verde della vite |
Farcigghjùni |
falcetto |
Fardàli |
grembiule |
Fascèddha |
contenitore per la ricotta |
Ferrufilàtu |
fil di ferro |
Fètu |
puzza |
Fetùsu |
sporco, sudicio, schifoso; in senso figurato, qualcuno con un caratteraccio e inaffidabile |
Fezza |
Feccia, deposito di colore rosso scuro, che si forma sul fondo delle botti man mano che il vino diventa chiaro. |
Fica |
(plur.) fichi, i frutti. Molto usati, anche perché gustosi e ricchi di zuccheri, i fichi secchi. Le nonne usavano tenere spesso “na para ‘i fica” nella tasca del grembiule, da offrire come dono o ricompensa a qualche bravo ragazzino. |
Ficàra |
albero dei fichi |
Ficaràzzu |
fico d’india. Ricchissimi di zucchero e vitamine, i ficaràzzi erano usati sia per l’alimentazione umana sia come foraggio per i maiali. Oltre che freschi, si consumavano cotti, dopo essere stati infornati e conservati per l’inverno. |
Fìddhiári |
strappare a mani nude le erbacce infestanti e dannose tra le piantine di grano o tra le viti. |
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Filasdràppu |
nastro autoadesivo di cellulosa, trasparente, scotch. |
Filèttu |
schiena |
Firriàri |
andare correndo (aundi vai firriàndu?) |
Fòrgia |
bottega del ferro battuto |
Forgiaru |
chi lavora alla forgia, fabbro, maniscalco. |
Folèa |
nido d’uccello (dal gr. Φωλέα) |
Forcìna |
molletta per capelli |
Fràcitu |
marcio, guasto, putrefatto. |
Fracàssu |
1) attrezzo usato dal muratore per levigare gli intonaci; 2) rumore assordante, frastuono. |
Fratta |
blatta |
Frevi |
febbre |
Fricàri |
rubare (mi fricaru tutt’u vinu ‘sti cornuti!, mi hanno rubato tutto il vino questi cornuti); ingannare (mi fici fricàri com’u ‘nu fissa!, mi sono fatto fregare come un fesso!) |
Frijìri |
friggere |
Frìttuli |
piatto tipico fatto con le parti di scarto del maiale, con e senza osso. La preparazione era un’operazione lunga e laboriosa. Sistemata a terra la caldaia di rame, si distribuiva intorno al suo bordo uno strato di cenere, con sopra delle braci, senza però che le stesse venissero a contatto con il recipiente. Dopodiché si versavano nel fondo della caldaia alcuni litri d’acqua, già salata, e le parti molli e grasse del maiale. Dopo qualche ora, si rinforzava la brace e si aggiungevano le ossa lunghe. Ancora un paio d’ore e si potevano aggiungere le ‘scorze’ di pelle, le orecchie e i piedi. In seguito, si toglievano le parti di pelle e si aggiungevano le ossa corte e le scapole. Dopo un tempo totale di cottura che variava mediamente dalle 7 alle 10 ore, finalmente si criscìvinu i frittuli ossia si tiravano fuori i vari pezzi di frittole, aiutandosi con un forchettone e una pala di legno. Tolti ad uno ad uno tutti i pezzi, nel fondo della caldaia restavano frammenti di muscoli, di grasso, di pelle (i curcucia), che, lasciati un po’ lì a raffreddare, venivano poi raccolti in appositi recipienti e ricoperti di un sottile strato di strutto (sajìmi) per la conservazione. |
Frivàru |
febbraio |
Fuddhìttu |
creatura leggendaria dal carattere bizzarro e burlone (spirito folletto) |
Fujìri |
correre |
Fujitìna |
fuga d’amore di due innamorati per superare il diniego dei genitori, che si concludeva, quasi sempre, con le nozze legali. |
Fujùna |
faina |
Fumèri |
letame, concime animale (dal francese fumier, letame). |
Furcàli |
tridente |
Furiàri |
scacciare, mandar via (furìalu mi si ndivài!) |