Salvatore Iacopino | G
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Gabbu  come nell’italiano gabbo: burla, beffa, scherno. Proverbiale l’espressione: Non gabbu e non maravigghja ossia non beffarsi né meravigliarsi delle disgrazie altrui. In questo caso l’espressione ha un senso di ammonimento scaramantico (non beffarti di…. poiché le disgrazie possono capitare a tutti noi), ma è spesso usata come semplice espressione di meraviglia, come quando si rimane senza parole davanti a qualcosa. Più raramente, il termine è usato con valore di inganno, in senso benevolo (‘stavòta mi gabbasti daveru!) da gabbàri, ingannare.
Gàddhâra ernia dell’inguine.
Gaddharùsu uomo affetto da ernia inguinale. Si riteneva, tradizionalmente, che le persone con l’ernia fossero in grado di prevedere il peggioramento delle condizioni meteoclimatiche.
Gaddhinàru pollaio
 
Gaddhùni letto di piccolo torrente di montagna. Fra i tanti presenti a Palizzi, come ad es., “u gaddhùni grandi, u gaddhùni da madonna”, ecc., forse il più famoso era  u gaddhùni ‘i l’àgghjula (il Vallone dell’Àgliola), a nord-est del paese, percorrendo il quale si arriva nelle campagne di Lisabetta. Al suo nome è legata la leggenda del “Principe della scaletta”, un Principe palizzese giovane, bello e generoso, che sarebbe morto tragicamente ntò gaddhùni  ‘i l’àgghjula, lanciandosi in un burrone, perché innamorato e respinto da una bellissima fanciulla di nome Lucilla.
Ganga  guancia (gànghi: entrambe le guance)
Gangàli mento
Gannadèu contrada di campagna a est di Palizzi. Secondo una tesi molto suggestiva, suggerita da parecchi indizi, ma, ahimè, priva di conferme storiche, “Gannadeo” sarebbe la contrazione dialettale di “Anna Dei” (Anna di Dio): in quell’area un  tempo  sarebbe sorta una  chiesa  di  rito  greco intestata appunto a Sant’Anna di Dio.
Gàrgia bocca, così detta solo quando grida o parla troppo (E chjudi ‘ssa gàrgia!, E chiudi quella bocca! / Smettila dei parlare così tanto!)
Gargiàzza  persona che parla troppo; persona chiassosa.
Garìddhi le cispe agli occhi ossia il prodotto di condensazione del secreto lacrimale, che si deposita tra le palpebre specialmente durante il sonno.
Gassarijàri sprecare
Gazzàna armadietto con mensole ricavato all’interno di una parete
Gèbbia vasca di conservazione dell’acqua utilizzata per l’irrigazione (dall’arabo jabh, cisterna)
Gghjàstru olivo selvatico (dal latino oleastrum, oleastro)
Ghjòmbaru gomitolo, matassa
Gigghjàri germogliare
Giannèddha girino
Gnegnu intelligenza, ingegno, capacità
Gnura signora
Gottu frutto del fico, di grossa pezzatura, che matura tra  maggio e giugno, a differenza dei “fichi veri e propri”, che sono di piccole dimensioni e si raccolgono ad agosto-settembre (italiano: fiorone)
Granatàra l’albero di melograno
Granàtu frutto del melograno. Secondo antiche tradizioni, che si ritrovano nella mitologia greca, è il frutto dei morti (si veda il Mito del rapimento di Persefone).
Grancàri intorpidire, irrigidire, quasi paralizzare; detto in particolare di un arto o parte del corpo irrigidita (mi “grancàru i gambi!) 
Grànciu  granchio di fiume
Grasta vaso di terracotta.
Grattacàsu grattugia
Grattalòra grattuggia
Grattuddhiàri fare il solletico
Grìngia   linguaccia, smorfia, boccaccia
Gruppu nodo
Grùttu rutto
Gùbbitu goloso, voglioso, insaziabile.
Gùddha capra o pecora nata senza corna
Gùgghja ago
Gùgutu                gomito
Gunì monte, (dal gr. Βουνò, B pronunciata V, quindi Vunò);  a Palizzi ha valore toponomastico
Gùrna pozza d’acqua, buca piena d’acqua
Gurnàli grande pozza d’acqua lungo i torrenti
Gùrru voglia, desiderio, attitudine, aspettativa (Oh figghjoli, chi gurru chi vi vinni cu stu dizionariu!) (E’ non daju gurru com’a vùi!)
Guta dolce tipico pasquale di pasta frolla, con uovo intero intrecciato all’impasto. L’uovo è già sodo, prima che il dolce sia messo in forno.  Altrove la pronuncia è “Nguta”