Data la pronuncia forte, dura e molto marcata del nostro dialetto, ho ritenuto opportuno, per scrivere il vocabolo in modo il più possibile simile a come viene pronunciato, usare il raddoppiamento sintattico della consonante ‘R’ ad inizio di parola per tutti i termini qui elencati.
Rràggia | collera, furore, rabbia. |
Rraggiàtu | rabbioso |
Rrahgàri | stancarsi, affaticarsi (“rrahgàsti quant’ ‘i fai du’ scaluni!) |
Rrahguddhiàri | russare o respirare affannosamente |
Rràhguddhu | respiro affannoso, fiatone. |
Rrambàli | buono a nulla, fannullone, incapace, inetto. |
Rrancàta | riferito al lavoro in campagna: un piccolo lavoro dalla breve durata. |
Rrapìnu | specie di falco, ma più in generale: uccello rapace diurno o notturno. |
Rrappàtu | pieno di rughe, grinzoso. |
Rràppu | grappolo (in particolare, grappolo d’uva). |
Rraspàri | raschiare, grattare. |
Rràsula | striscia di terra pianeggiante disposta a terrazza, facente parte di un appezzamento di terreno generalmente coltivato a vigna. |
Rrecìna | uva (dal francese raisis) |
Rrèschia | lisca di pesce |
Restatìna | residuo, avanzo, rimasuglio (spesso riferito al cibo). |
Rribba | spiaggia, riva del mare. |
Rribbàri | scostare, mettere di lato. |
Rribbàta | angolino, posto riparato; anche la parte laterale di un sentiero o di una strada, camminando lungo la quale si è più al riparo (Mi rraccumandu va’ da’ rribbàta, non mi ti ‘mbèstunu, Mi raccomando, cammina di lato per non farti investire!) |
Rricriàri | dilettarsi, ritemprarsi, riconfortarsi, gioire nell’animo (Ah comu mi rricriài! Ah come me la sono goduta!) |
Rriggettàri | fermarsi un attimo, riposare (e rriggèttiti ‘nu pocu!: e fermati un attimo a riposare); spesso in senso ironico, come invito a darsi una calmata (Va rriggèttati a ‘nu pizzu, ca ti cumbèni!) |
Rrìhgunu | origano |
Rrimoddhàri | ammorbidire, far ritornare morbido qualcosa. |
Rrimundàri | tagliare i rami e rametti superflui di un albero o di una pianta da frutto. L’operazione si rendeva necessaria periodicamente per consentire una buona crescita della pianta e un raccolto migliore e più abbondante. |
Rrìna | sabbia |
Rrinàli | vaso da notte |
Rrincriscìri | annoiarsi |
Rringàri | condurre gli animali al pascolo |
Rripezzàri | rattoppare, rammendare |
Rrisbigghjàri | risvegliare (lo stesso che rrussigghjàri) |
Rrisicàri | azzardare, rischiare |
Rrivolàri | buttare via qualcosa, gettare, lanciare con forza |
Rrizzu | riccio (l’animale), ma anche persona dai capelli riccioluti. |
Rrocca | Al di là del significato letterale (forma antica per “roccia”), s’intende una fortezza costruita in luogo elevato. È forse questo il termine più caratteristico di Palizzi, borgo costruito tutt’attorno a un imponente rocca, un mastodontico masso calcare alto 72 metri, sul quale si erge un antico castello (XVI sec.), simbolo del feudalesimo palizzese (A rrocca ‘i Palizzi; Chiddhi da rrocca!, per i Palizzesi). |
Rrocca di Bonomo | Da secoli oggetto di leggende e di mistero, la rrocca di Bonòmo è un grande e caratteristico masso roccioso, al di sopra del quale si apre il vasto territorio della “Chiusagrande”: antico feudo di tale Leònzio Bonòmio di Roccaforte, nel 1624 divenne possesso di un Signore comparso per la prima volta nelle Terre di Palizzi: Francesco Nesci, dell’omonima Famiglia Patrizia Siciliana. |
Rrocculàri | rotolarsi per terra: azione quotidiana e necessaria per asini e muli. |
Rroddhu | orlo di un pane rotondo (solo la parte circolare della pagnotta): dammi ‘nu rroddh’i pani! |
Rròina | arnese per tagliare gli zoccoli ad asini e muli |
Rrota | Ruota, da intendersi, oltre al significato comune, la “Rrota degli esposti o dei projètti”: un meccanismo girevole, in legno, che, combaciando con un’apertura su un muro, permetteva di collocare, senza essere visti dall’interno, gli esposti ossia i neonati abbandonati, proiettati. Facendo girare la ruota, la parte con il bambino veniva immessa nell’interno dove, aperto lo sportello, la mammana poteva prendere il neonato per dargli le prime cure. Un tempo, gli abbandoni di bambini erano piuttosto frequenti anche a Palizzi, dove la Rrota, per la tutela pubblica dell’infanzia abbandonata, era installata presso un’abitazione di proprietà di tale Antonino Chilidonna, ed era gestita da oltre dieci nutrici.
Fortunato Plutino (in La terra di Palizzi, ed. Rexodes Magna Grecia, 2000), ha ben illustrato, riportandone i verbali, la lunga controversia che si registrò nel 1842 e poi ancora nel 1843 tra l’Ufficio dell’Intendenza e il Comune di Palizzi, che si rifiutava di pagare le nutrici e l’affitto del locale in cui era installata la Ruota degli Esposti. La motivazione non era soltanto la mancanza di fondi. Intanto – si affermava – “[…] tali frutti innocenti dell’altrui piacere non dipendono da questo Comune, ma bensì dai circonvicini…[…], dunque noi dovremmo mantenere i Projetti degli altri Comuni?”. E poi, “quand’anche, i soldi si rendessero esigibili, “qual’ è l’opra necessaria? Sovvenirsi i Projetti, oppure riparare le cadenti Chiese di questa, e del riunito Comune?” |
Rrùga | via o spiazzo davanti casa |
Rruggia | ruggine, ossidazione. |
Rruggiàri | arrugginire. |
Rrugnùni | reni |
Rrùmbula | trottola |
Rrumbulàri | cadere, precipitare rotolando |
Rrùnca | specie di falce ma con la lama più larga |
Rrussajina | malattia esantematica dell’infanzia, che provoca pustolette rosate su tutto il corpo. A quanto mi risulta, il termine a Palizzi era usato indifferentemente per indicare morbillo e rosolia. |
Rrussigghjàri | risvegliare (lo stesso che rrisbigghjàri) |
Rruvàci | recipiente di legno, fatto a doghe tenute insieme con cerchi di metallo; si usava in coppia, a bordo degli asini o dei muli, per il trasporto dell’uva durante la vendemmia. |
Rruvèttu | cespuglio di rovo |
Rrùvulu | quercia |