Salvatore Iacopino | R
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R

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Data la pronuncia forte, dura e molto marcata del nostro dialetto, ho ritenuto opportuno, per scrivere il vocabolo in modo il più possibile simile a come viene pronunciato, usare il raddoppiamento sintattico della consonante ‘R’ ad inizio di parola per tutti i termini qui elencati.

 
Rràggia collera, furore, rabbia.
Rraggiàtu rabbioso
Rrahgàri stancarsi, affaticarsi (“rrahgàsti quant’ ‘i fai du’ scaluni!)
Rrahguddhiàri russare o respirare affannosamente
Rràhguddhu  respiro affannoso, fiatone.
Rrambàli buono a nulla, fannullone, incapace, inetto.
Rrancàta riferito al lavoro in campagna: un piccolo lavoro dalla breve durata.
Rrapìnu specie di falco, ma più in generale: uccello rapace diurno o notturno.
Rrappàtu pieno di rughe, grinzoso.
Rràppu grappolo (in particolare, grappolo d’uva).
Rraspàri  raschiare, grattare.
Rràsula striscia di terra pianeggiante disposta a terrazza, facente  parte di un appezzamento di terreno generalmente coltivato a vigna.
Rrecìna uva (dal francese raisis)
Rrèschia lisca di pesce
Restatìna residuo, avanzo, rimasuglio (spesso riferito al cibo).
Rribba spiaggia, riva del mare.
Rribbàri scostare, mettere di lato.
Rribbàta angolino, posto riparato; anche la parte laterale di un sentiero o di una strada, camminando lungo la quale si è più al riparo (Mi rraccumandu va’ da’ rribbàta, non mi ti ‘mbèstunu, Mi raccomando, cammina di lato per non farti investire!)
Rricriàri dilettarsi, ritemprarsi, riconfortarsi, gioire nell’animo (Ah comu mi rricriài! Ah come me la sono goduta!)
Rriggettàri fermarsi un attimo, riposare (e rriggèttiti ‘nu pocu!: e fermati un attimo a riposare); spesso in senso ironico, come invito a darsi una calmata (Va rriggèttati a ‘nu pizzu, ca ti cumbèni!)
Rrìhgunu origano
Rrimoddhàri ammorbidire, far ritornare morbido qualcosa.
Rrimundàri  tagliare i rami e rametti superflui di un albero o di una pianta da frutto.  L’operazione si rendeva necessaria periodicamente per consentire una buona crescita della pianta e un raccolto migliore e più abbondante.
Rrìna sabbia
Rrinàli vaso da notte
Rrincriscìri annoiarsi
Rringàri condurre gli animali al pascolo
Rripezzàri rattoppare, rammendare
Rrisbigghjàri  risvegliare (lo stesso che rrussigghjàri)
Rrisicàri azzardare, rischiare
Rrivolàri buttare via qualcosa, gettare, lanciare con forza
Rrizzu riccio (l’animale), ma anche persona dai capelli riccioluti.
Rrocca Al di là del significato letterale (forma antica per “roccia”), s’intende una fortezza costruita in luogo elevato. È forse questo il termine più caratteristico di Palizzi, borgo costruito tutt’attorno a un imponente rocca, un mastodontico masso calcare alto 72 metri, sul quale si erge un antico castello (XVI sec.), simbolo del feudalesimo palizzese (A rrocca ‘i PalizziChiddhi da rrocca!, per i Palizzesi).
Rrocca di Bonomo  Da secoli oggetto di leggende e di mistero, la rrocca di Bonòmo è un grande e caratteristico masso roccioso, al di sopra del quale si apre il vasto territorio della “Chiusagrande”: antico feudo di tale Leònzio Bonòmio di Roccaforte, nel 1624 divenne possesso di un Signore comparso per la prima volta nelle Terre di Palizzi: Francesco Nesci, dell’omonima Famiglia Patrizia Siciliana.
Rrocculàri rotolarsi per terra: azione quotidiana e necessaria per asini e muli.
Rroddhu orlo di un pane rotondo (solo la parte circolare della pagnotta): dammi ‘nu rroddh’i pani!
Rròina arnese per tagliare gli zoccoli ad asini e  muli
 Rrota Ruota, da intendersi, oltre al significato comune, la “Rrota degli esposti o dei projètti”: un meccanismo girevole, in legno, che, combaciando con un’apertura su un muro, permetteva di collocare, senza essere visti dall’interno, gli esposti ossia i neonati abbandonati, proiettati. Facendo girare la ruota, la parte con il bambino veniva immessa nell’interno dove, aperto lo sportello, la mammana poteva prendere il neonato per dargli le prime cure.

Un tempo, gli abbandoni di bambini erano piuttosto frequenti anche a Palizzi, dove la Rrota, per la tutela pubblica dell’infanzia abbandonata, era installata presso un’abitazione di proprietà di tale Antonino Chilidonna, ed era gestita da oltre dieci nutrici.

 

Fortunato Plutino (in La terra di Palizzi, ed. Rexodes Magna Grecia, 2000), ha ben illustrato, riportandone i verbali, la lunga controversia che si registrò nel 1842 e poi ancora nel 1843 tra l’Ufficio dell’Intendenza e il Comune di Palizzi, che si rifiutava di pagare le nutrici e l’affitto del locale in cui era installata la Ruota degli Esposti. La motivazione non era soltanto la mancanza di fondi. Intanto – si affermava – “[…] tali frutti innocenti dell’altrui piacere non dipendono da questo Comune, ma bensì dai circonvicini…[…], dunque noi dovremmo mantenere i Projetti degli altri Comuni?”. E poi, “quand’anche, i soldi si rendessero esigibili, “qual’ è l’opra necessaria? Sovvenirsi i Projetti, oppure riparare le cadenti Chiese di questa, e del riunito Comune?

Rrùga via o spiazzo davanti casa
Rruggia ruggine, ossidazione.
Rruggiàri arrugginire.
Rrugnùni reni
Rrùmbula trottola
Rrumbulàri cadere, precipitare rotolando
Rrùnca specie di falce ma con la lama più larga
Rrussajina malattia esantematica dell’infanzia, che provoca pustolette rosate  su tutto il corpo. A quanto mi risulta, il termine a Palizzi era usato indifferentemente per indicare morbillo e rosolia.
Rrussigghjàri risvegliare (lo stesso che rrisbigghjàri)
Rruvàci recipiente di legno, fatto a doghe tenute insieme con cerchi di metallo; si usava in coppia, a bordo degli asini o dei muli, per il trasporto dell’uva durante la vendemmia.
Rruvèttu cespuglio di rovo
Rrùvulu quercia